Ultimo dei nove figli di Domenico, bolognese chiamato in Veneto come segretario del priorato del S.M. Ordine di Malta, Nato a Venezia nel 1783 e formatosi negli ambienti illuminati giacobini e massoni, Jappelli elesse Padova sua città d'adozione e spazio urbano ideale per lo studio di un progetto di sviluppo moderno. Sono gli anni della caduta della Serenissima e del successivo dominio napoleonico e austriaco che vedono, dopo secoli, un significativo momento di rinnovamento. Jappelli fu colui che riuscì maggiormente a sviluppare un'idea armonica e totale di riordino del tessuto urbano, pensando alla riorganizzazione delle funzioni pubbliche e coinvolgendo i privati cittadini. Un piano lungimirante, fallito per l'ingerenza di una classe dirigente incapace di accettare le sue sfide e i suoi progetti rivoluzionari, del quale però restano a Padova alcuni mirabili frammenti, quali il Caffè Pedrocchi, il Macello Comunale che oggi ospita l'Istituto d'arte Pietro Selvatico, il Teatro Verdi, le case e i giardini Treves e Giacomini ora Romiati. Personalità eclettica - fu agrimensore, ingegnere idraulico, perito, cartografo, progettista di ponti - dopo essere stato nominato nel 1807 a Padova ingegnere di seconda classe nel Regio Corpo delle acque e strade del Dipartimento del Brenta, si arruolò nell'esercito francese. La sconfitta napoleonica lo obbligò al soggiorno forzato a Cremona, dove attese l'annessione di Padova al Regno Lombardo Veneto. Rientrato in città gli venne affidato l'allestimento di una grandiosa scenografia a carattere paesaggistico nel Palazzo della Ragione per la visita dell'imperatore Francesco I. Seguirono importanti commissioni private, che culminarono nel suo capolavoro, lo Stabilimento Pedrocchi, voluto dal caffettiere Antonio Pedrocchi e del quale, come si può vedere dalle tavole esposte, studiò anche gli stucchi, i lampadari e le sedie. |
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